Una delle piante più vistose ed apprezzate del nostro orto botanico medievale è il Ricino. Questa pianta erbacea può assumere la forma arborescente di altezza variabile tra i 2 e i 3 metri, mentre nella sua zona d’origine può raggiungere anche i 10 metri. Originaria dell’africa tropicale ma ormai presente in molteplici paesi, era conosciuta dagli antichi egizi ed è stata utilizzata nel corso dei secoli per la produzione dell’olio di ricino. Quest’olio si caratterizza per il suo effetto purgante, benché attualmente viene utilizzato in ambito cosmestico, principalmente per la cura di unghie e capelli.
Il suo utilizzo, sotto forma di olio, come ci viene riportato dal codice “historia plantarum” di fine XIV secolo, serviva a curare molteplici malattie tra cui la scabbia, le ferite fetide e il dolore alle orecchie se mischiato con l’aceto. Inoltre risultava utile ad espellere i vermi.
L’etimologia ricino deriverebbe dal latino ricinus ossia “zecca” per la somiglianza dei suoi semi con il noto parassita. Un’altra curiosità riguarda il legame della città di Recanati con la pianta di ricino, pare infatti che questa città tragga il suo nome dal latino iustissima civitas recinti. Nello specifico Recinetum sta per “luogo delle piante di ricino” forse ad indicarne un luogo di abbondante coltivazione o commercio.
Il ricino ad eccezione del suo olio debitamente trattato, risulta essere estremamente pericolosa e letale. Infatti tutte le parti della pianta contengono “ricina”, una potente cito tossina naturale in grado di causare morte cellulare. Pochi grammi in forma pura sono in grado di uccidere un uomo adulto.