L’Elleboro nero chiamato anche “rosa di Natale” è una delle poche piante che si trova in fiore durante il periodo invernale nel nostro orto botanico medievale.
E’ una pianta erbacea perenne alta fino a 30 cm. con un’infiorescenza di colore bianco. L’ambiente tipico di questa pianta è il sottobosco, le macchie delle zone montane, le pinete e le boscaglie. La si trova distribuita in molte regioni d’Italia soprattutto nell’arco alpino.
L’etimologia è formata da due parole greche “Elein” e “Bora” , ossia ferire e alimentare il cui significato è pietanza, nutrimento o cibo mortale. Mentre il nome specifico “niger” fa riferimento al colore nero del rizoma.
Il nome stella di Natale si rifà ad una tradizione cristiana che riguarda la nascita di Gesù e i doni dei Re Magi: la leggenda narra di una pastorella che si trovava nelle vicinanze della grotta di Betlemme vedendo l’arrivo dei Magi con i loro doni si mise a piangere non potendo omaggiare il Bambino con un dono altrettanto prezioso. Dalla terra bagnata dalle sue lacrime nacquero dei fiori bianchi così belli da poter competere con i doni dei Re Magi.
Nonostante la bellezza del fiore bisogna ricordare che l’Elleboro è una pianta altamente pericolosa in quanto contiene elleborina e altre sostanze alcaloidi velenose. Se ingerita in quantità può provocare diarrea, vomito e arresto cardiaco.
Nel Medioevo la pianta era utilizzata per curare le malattie mentali, tale utilizzo trova una base scientifica in quanto l’elleborina possiede delle proprietà narcotiche che possono essere utilizzate come calmanti.
Odone di Meung nel suo “De Viribus Herbarum” ci riporta che la polvere di questa pianta se inalata mandava via ogni mal di testa. In altre tradizioni si pensava infatti che gli starnuti provocati dall’inalazione dell’elleboro facevano espellere il demone della pazzia.
Veniva utilizzata per curare altre numerose patologie come l’idropisia,dolori articolari,offuscamento visivo, malattie cutanee compresa la scabbia e per far tornare l’udito ai sordi.
Nel Seicento persino la musica generata da strumenti costruiti con legno di Elleboro si pensava potesse curare gli idropici e i linfatici.
Al giorno d’oggi data la sua pericolosità non viene più utilizzata nella medicina ma trova largo impiego in ambito ornamentale in orti e giardini.